Dienstag, 29. Juli 2025

Simon Aichner

 

Von klein auf waren wir Kinder in die Basteleien unseres Vaters (Elektrotechnik-Ingenieur) involviert, seien es nun Flug-Modellbau, Arbeiten am und im Haus als auch gelegentliches Mithelfen bei seinen Planungs-Projekten .
Mit den Röhrenradios wurde ich erst nach seinem Ableben konfrontiert, als ich im Zuge der Erbschaftsverhandlungen seine Bastelkammer übernahm. Zwischenzeitlich hatte ich die Gewerbeoberschule/Elektrotechnik absolviert und bin beruflich im Bereich erneuerbare Energien gelandet. Während seine Passion aufgrund entsprechender Erfahrungen in seiner Jugend (Ausschlachten eines in Antholz notgelandeten Kriegsflugzeugs) eher den Militärempfängern galt, interessierten mich eher die „Grenzbereiche" der zivilen Radios, z. B. die allerersten mehrteiligen Autoradios mit der aufwendigen Anodenstromversorgung mittels rotierender Umformer/Zerhacker und der kompakten Bauweise und die komplizierten Röhrenradios gegen Ende der „Röhren-Ära" ( z.B. die Saba-Radios mit Sendersuchlauf), aber natürlich auch andere unverhoffte Neuzugänge. Um der entstehenden Sammlung, eine Struktur und auch eine Grenze zu geben wurde versucht nicht allzu viele Marken „hereinzulassen". Trotzdem sind inzwischen die verschiedenen Epochen (30er-Jahre/Vorkriegszeit, ab 45, ab 50 und ab 1960) einigermaßen aufgeteilt und vertreten.
Die größte Genugtuung ist es immer wieder, wenn ein bereits entsorgtes bzw. technisch bereits abgeschriebenes Gerät nach kürzerer oder längerer Zeit auf dem Labortisch wieder zu spielen beginnt und der warme Röhrenklang aus dem Lautsprecher ertönt.
In der Tat wird ein Gerät so lange bearbeitet, bis es entweder wieder läuft und in die Sammlung integriert wird (ca. 90% der „Neuzugänge") oder im „Abwrackregal" als Ersatzteilspender landet .
Die Sammel- und Instandsetzungstätigkeit ist derzeit aus Platzgründen etwas heruntergefahren - in der Hoffnung auf baldige Entspannung durch Auffinden einer geeigneten Museumsstruktur .
 

Fin da piccoli, insieme ai miei fratelli, siamo sempre stati coinvolti nei progetti del nostro papà, ingegnere elettrotecnico: aeromodellismo, riparazioni in casa e, talvolta, anche nei suoi progetti professionali.
È stato solo dopo la sua scomparsa, nel contesto della successione, che ho preso in mano il suo laboratorio e ho scoperto la sua collezione di radio a valvole. Nel frattempo avevo concluso gli studi tecnici in elettrotecnica e lavoravo nel settore delle energie rinnovabili.
La passione di nostro padre era rivolta in particolare alle apparecchiature militari, forse anche perché da ragazzo aveva recuperato componenti da un aereo da guerra caduto ad Anterselva. La mia passione, invece, si è orientata fin da subito verso gli apparecchi civili più insoliti, come le prime autoradio – con il loro sistema compatto e la complessa alimentazione anodica tramite survoltori rotanti o vibratori meccanici – o le radio sofisticate degli ultimi anni dell’era a valvole, come i modelli Saba con cercastazioni automatico.
La collezione si è arricchita negli anni grazie a donazioni di amici o a recuperi nei centri di raccolta, ma ho sempre cercato di darle una struttura precisa, suddividendo le epoche (anni ’30 / anteguerra, dopoguerra, anni ’50 e ’60) e limitando il numero di marche per poter valorizzare meglio l’evoluzione tecnica.
La gioia più grande nasce ogni volta che un apparecchio dato per spacciato torna a funzionare dopo un lavoro accurato sul banco da laboratorio, facendo risuonare il suo tipico suono caldo e pieno grazie alle valvole termoioniche.
Circa il 90% dei nuovi arrivi viene riparato con successo e integrato nella collezione; gli altri finiscono nello scaffale dei ricambi, pronti a dare nuova vita ad altri apparecchi.
Attualmente, per motivi di spazio, l’attività è stata rallentata, con la speranza che presto si possa trovare una sede museale adeguata per offrire una casa a questi testimoni dell’epoca analogica del secolo scorso.



Präsidium

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